Tuesday 5 October 2010

era maggio e volevo parlare di...

Fringe.
Finalmente ho modo di rimettermi ad aggiornare il blog.
Ho scritto per mesi senza averne accesso perchè la LAN dell'albergo dove vivevo in Kazakhstan me lo bloccava, come pure era impossibile accedervi dall'ufficio "entertainment, job searching e personal blogging" erano bloccati.
Quindi a distanza di qualche mese riesco a postare questo breve trafiletto, ispirato a Fringe, serie che ho iniziatoa seguire mentre ero in alto mar Caspio per monitoraggi.
Here we go.

Fringe

Era l’estate del 1997, magnifica estate… e quando mi alzavo la mattina amavo sdraiarmi sul divano, aprire un fumetto e sintonizzarmi su quella frequenza che sarebbe poi diventata Mtv Italia, al tempo occupata da Video Music. Ricordo che in quel periodo c’era un video di David Byrne che aveva sorpreso la mia candida e duttile (e in quel perioso quasi unilateralmente interessata) mentalitá da neo 18-enne. Il titolo era “I love America” o “Miss America” o solo “America”, non ricordo. Ma c’erano un sacco di donne nel video, e mi piaceva!

Ma non bastano due curve a farmi amare l’America! E infatti dell’America e degli americano ho ben altre idee, idee forse nate soltanto da quel che dell’America e degli americano conosco tramite tv, internet e amici, quindi anche possibilmente non esatte. Ma resta il fatto che gli americani sono, secondo me, maestri nell’allungare la minestra.

Ne sono un esempio gli american comics, i piú famosi dei quali nati negli anni ’50, ’60, ’70 e tenuti tutt’oggi vivi con trame sempre piú elaborate e con l’introduzione di personaggi sempre nuovi… alcuni muoiono, alcuni rinascono, alcuni vanno su altre serie, alcuni vengono da altri Universi che sono stati creati per dover distruggere quello attuale dal cattivo di turno che era in realtá buono ma che veniva dal futuro ed é il figlio di uno dei protagonisti bla bla bla… X-men é un fumetto nato nel ’63. Ancora continuano a infarcirlo di personaggi allungando, appunto, la minestra. Forse lo fanno perché i lettori di 20 anni fa non lo sono piú e I nuovi lettori non stanno certo li a leggersi 50 anni di fumetto per sapere cosa sta accadendo.

Ad ogni modo questo modo di narrare e creare storie mai finite si ripercuote anche alle serie televisive che diventano cult.

Serie tv come Friends e X-files mi hanno tenuto inchiodato alla poltrona per serate e serate. Serie che, tempo dopo mi hanno interessato sono state Smallville, Heroes o anche Ally McBill. Poi ho seguito Weeds e Lost. Poi basta (beh, ok, c’é stato Beverly Hills 902010, ai primordi delle mie capacitá intellettive, e non credo capissi molto di quello che veniva mostrato… le mie attenzioni erano solo per Brenda!). Escludendo gli Anime, serie tv che ricordo di aver seguito nel senso di sedermi li apposta o aspettare quel preciso giorno della settimana, quella sera per guardare quel particolare programma, credo siano finite.

Sono diventato scettico verso quasi tutte le serie televisive che vanno ora in onda in giro per il mondo. Ovviamente solo di quelle che ho avuto modo di vedere. Ció che mi rende scettico é l’aver notato che

Un giorno, a pranzo, non so come fosse venuto fuori l’argomento, iniziamo a parlare di serie tv e due miei commensali, Peter, italico, e Frans, teutonico, iniziano a elogiare due serie attuali: “True Blood” e “Fringe”. Troppo interessato mi faccio dare le prime due stagioni di entrambe le serie, ad ogni modo scettico.

Quello che mi incuteva scetticismo era il fatto che tutte le serie, dopo un po’, piú o meno verso la seconda serie, scadevano, diventavano ripetitive o dovevano introdurre novitá su novitá, personaggi su personaggi, per non diventare piatte, cosa che invece secondo me era una pura trovata commerciale per allungare la minestra. Lost ne é un esempio. Smallville, Heroes… tutte simili: la prima serie, anche la seconda magari, troppo belle… poi boiate su boiate pur di continuare a narrare, e l’interesse e il fascino che la serie incuteva finisce. E il minimo comune multiplo di tutto é che sono serie “made in America”. Come dicevo, una minestra allungata.

Non voglio fermarmi su “True Blood”, che alla fine della 2nda serie mantiene ancora alta l’attenzione (anche se devo confessare che una cosa é guardare una puntata da 1 ora alla settimana e un’altra é guardarsi 2-3 puntate al giorno, ogni giorno… ci si rende piú facilmente conto di quanto quella serie sia in realtá una cagata!) ma voglio parlare della seconda delle due serie consigliatemi: Fringe.

Fringe mi ha deluso. Mi era stato presentato come un incrocio tra X-Files e C.S.I. (che non ho mai seguito ma di cui ho un’idea). Beh, é vero che e’ un mix dei due ma ne prende solo i lati negativi!

Gia dall’episodio pilota mi pare di assistere ad una puntata di X-files, solo che X-files andava in onda a metá degli anni ’90. Or siamo nel 2010… 15 anni di differenza vorranno dire qualcosa, no? Non possiamo berci la stessa storia, solo con altri personaggi.

Fringe é una storia di FBI che indaga su casi inspiegabili legati al paranormale o a fantascienza, il che é interessante ma, come dicevo, gia visto e letto per decenni.

Per proseguire su queste indagini viene istituito un gruppo di persone specializzate e accuratamente scelte: (1) Olivia, un’agente FBI che viene presa in prestito dal suo ufficio senza spiegare per cosa viene richiesto il suo aiuto (e il suo ex-capo accetta di buon grado), (2) il Dr Bishop (il nome mi sfugge), un ex-ricercatore che ha passato gli ultimi 17 anni in una casa di cura per persone instabili di mente, un manicomio, e che un tempo lavorava guardacaso agli stessi esperimenti su cui oggi vanno ad indagare, uno dopo l’altro, puntata dopo puntata, (3) Peter Bishop, il figlio di del Dr Bishop, niente di meno che Paisy (o come cribbio si chiama) di Dawson’s Creek… attore con la faccia meno credibile del mondo non esiste, ah, si, é Nicolas Cage… che non si sa cosa faccia nella vita per sopravvivere, é mezzo invischiato in faccende di denaro da restituire a malavitosi e sa tutto di tutto in fatto di chimica, farmacologia, biologia… insomma un altro genio incompreso. L’FBI decide di regalare a questo manipolo di “esperti” un laboratorio nel seminterrato di Harvard, laboratorio attrezzato con ogni genere di strumentzione, piú reperti che il vecchio ricercatore (cioé il ricercatore vecchio) tira fuori dal suo cappello magico. Ah, Decidono anche di dedicare un angolo del laboratorio a stalla e ci mettono una mucca viva! Evviva l’igiene. Chiunque abbia un minimo di conoscenza di QA/QC di laboratorio sa quanto sia necessario un ambiente il meno possibile soggetto a contaminazione di ogni genere.

L’episodio pilota non sarebbe neanche male se non per la troppa velocitá e facilitá con cui i fatti accadono. Il nuovo capo di Olivia sa tutto di tutto, conosce gia i retroscena di casi su cui lei andrá a indagare ma non le svela tutti i particolari “finché lei non sará pronta”. Ma che cazzo di senso ha?? Se lui sa gia piú cose che lei potrebbe neanche arrivare a scoprire… e digliele, no?? Sennó che la ingaggi a fare?!

Questo capo/losco figuro (perché dovrebbe essere austero immagino ma risulta solo losco) é immanicato con un’alta carica della Massive Dynamics, forse la piú grossa multinazionale di articoli tecnologici del mondo, e sembrano sapere, tramare, intricare ogni cosa piu del normale. La suddetta azienda é anche attiva dal punto di vista della ricerca d’avanguardia piú o meno su ogni fronte. Ovviamente la MD é in ogni puntata legata alla messa in circolazione di materiale fantascientifico, di altissima ricerca e assoluta novitá sul campo medico-scientifico-biologico (come gas che si solidifica all’istante o apparecchiature per collegare il nervo ottico ad uno schermo per “vedere l’ultima immagine rimasta impressa sulla retina di un cadavere. Ah, ovviamente il Dr Bishop sa anche tirare fuori informazioni dal cervello di un cadavere, entro 6 ore dal decesso… come sa anche mungere una mucca!).

Seconda puntata, solita storia di cloni. Ma non ci avevano parlato di cloni abbastanza in X-files? No, qui nella seconda puntata viene fuori la solita storia di cloni che in poche ore diventano adulti per farne poi un bell’esercito di soldati pronti all’uso. Quello che dovrebbe essere un superstite dell’esperimento originale (di qualche decina d’anni precedente alle vicende narrate in Fringe) pare che invecchi se non si appropri della ghiandola pituitaria di 5 donne. Questo lo fa ogni “tot” anni. Non si sa bene cosa ci deve fare con queste 5 ghiandole pituitarie, se mangiarsele, tenerle nel taschino, farne una frittata o infilarsele su per il naso… ma a noi viene solo detto che lui uccide 5 ragazze e cosí sta bene per “tot” tempo (ah, questo é anche un caso al quale l’agente Olivia indagava quando era ancora una semplice agente FBI, non un’agente FBI che segue casi inspiegabili).

Peró l’assassino, in un attimo di allupamento, va a letto con una delle sue future vittime. Questa rimane incinta! E ovviamente, in un’oretta su per giú, partorisce un bambino che non fa altro che crescere e crescere fino a invecchiare e morire. La spiegazione data dagli “esperti” é che lui, geneticamente “precotto” (cioé nato in poche ore) abbia in qualche modo trasmesso al suo seme questa capacitá di crescita veloce e quindi, ingravidando la vittima l’embrione/feto si é sviluppato in un attimo. La cazzata sta nel fatto che per una donna rimanere incinta é una cosa che non avviene schioccando le dita, e anche senza usare preservativi, non é automatico che avvenga. Ebbene, nel film, non solo viene detto che avevano assunto le dovute precauzioni (preservativi?) ma che essendo queste non efficaci al 100% abbiano lasciato passare del seme. Il seme non ne sa nulla che non é una cosa cosí immediata ingravidare una signorina e ci riesce al primo colpo! Una possibilitá su migliaia, direi.

A parte le scritte dei luoghi che appaiono come caratteri il 3D appesi ai palazzi o fluttuanti sopra edifici, come se fossero balconi o cartelli e la sigla di apertura che é un gingle carino, come mix tra X-Files e C.S.I., é una bella cagata.

Anche se ricordo che non ho neanche voluto finir di vedere un episodio pochi giorni fa da quanto mi annoiasse, a tanto parlarne mi é venuta voglia di guardare una puntata!!

Sunday 6 June 2010

C'era una volta questo ragazzo che ebbe un incidente e non poté andare a scuola.
Quando finalmente tornò il suoi capelli erano diventati da neri a grigi.
Lui disse che é successo quando l'auto si é scontrata violentemente.

C'era una volta questa ragazza che non voleva andare a cambiarsi con le altre ragazze nello spogliatoio.
Quando finalmente l'ebbero convinta videro il suo corpo ricoperto di voglie.
Lei non poté dare spiegazioni quelle voglie erano li da sempre.

Ma sia la ragazza che il ragazzo erano felici perché ad un ragazzo andò peggio di cosi.

C'era poi questo ragazzo i cui genitori volevano che tornasse direttamente a casa dopo la scuola.
Quando loro andavano in chiesa si agitavano e barcollavano per il corridoio.
Lui non poté dare spiegazioni loro semplicemente andavano sempre li.

(crash test dummies)

Un dubbio che ho sempre avuto è "ma di che cosa deve trattare il testo una canzone? Deve raccontare qualcosa o essere dedicato a qualcuno? Deve esprimere qualcosa, essere uno spaccato di vita del suo autore, una sua esperienza passata? E' tratto da un sogno o da un mito? Una leggenda che l'autore vuole riesumare e condividere? E' una denuncia, serve per manifestare qualcosa in pubblico?"
Per quanto ne so, tutto può diventare il testo di una canzone. Ne è l'esempio l'ncipit di questo post, traduzione di un brano dei Crash Test Dummies.
Il testo di canzone a volte può anche non esprimere nulla di particolare.
Aloha

Monday 10 May 2010

Il Kendirli Resort, un angolo di paradiso sulle rive kazake del Mar Caspio

Arrivando da Aktau, dopo circa 3.5 ore di guira, per strade quasi mai sicure (buche, cammelli, cavalli, corsie di dimensione variabile… ma tutto questo è cosa a cui un residente in Kazakhstan non fa più caso), attraversando sparuti villggi in cui l'illuminazione pubblica è un privilegio destinato solo ai telefilm, quasi al confine con il Turkmenistan, dopo aver passato una sorta di dogana 200 metri prima dell'accesso al resort, si arriva finalmente alla rinomata località "turistica" di Kendirli: il Kendirli Resort.
E' un luogo nato su un terreno caro alla vecchia madre russia e usato un tempo dai ricconi sovietici come meta balneare.
Oggi vi sorge un villaggio vacanze che, arrivando di notte, sembra un normalissimo, villaggio vacanze come tanti che ne esistono per le spiagge di tutti i paesi.
Noi avevamo "un po' di cose" da scaricare (9 persone, con almeno 1 sacca a testa più eqipaggiamento per il lavoro che andremo a fare nei prossimi giorni) e le gentili guardie all'ingresso del villaggio da princio non hanno voluto farci entrare. Dopo aver parlato con la direzione è però stato possibile arrivare col pulmino fin sotto ai nostri cottage.

La hall è grande, un po' spoglia ma pulita. La reception ci accoglie e ci invita subito ad accomodarci nella ala ristorante dove, sebbene l'ora, quasi le 23, ci fanno trovare una tavola imbandita e ci servono, un pasto caldo: pesce bianco fritto più verdura mista, un bicchiere di succo di mela, una fettina di torta, pane, mele tagliate e disposte a decorazione (in fila nel piatto e sfalzate), poi ci servono del te o caffè, a scelta.
Servizio al tavolo buono, i camerieri cordiali e veloci.
Finita la cena ci invitano a prendere una sportina… lo sneck per la notte?… un trancio di pizza "tutti gusti" (peperoni, mais, olive, funghi prociutto… ah, no, forse è una capricciosa) e una bottiglia di 7UP (si, la 7UP esiste ancora, in Kazakhstan!).
Ci disponiamo nei cottage.
I cottage sono a due piani, una stanza al piano terra e 3 al primo piano. Tutte le stanze sono da 2 e hanno un piccolo bagno. L stanza al piano terra ha un piccolo ingresso e una sorta di veranda.

L'interno sembra pulito ed è molto spazioso.
Passati i primi 3 minuti esplorativi (nella stanza non c'è nulla che lo faccia sembrare un albergo se non il telecomando dell'aria condizionata!) ci si rende conto che purtroppo si è comunque in kazakhstan. E arrivano i punti dolenti.

A parte la 7UP per la notte… l'acqua no, eh?… su un tavolinetto c'è una brocca vuota, assolutamente non invitante da cui berrei solo dopo giorni di sete estrema. Ma ovviamente prima andrebbe riempita. :-)
Gli asciugamani, ben piegati sui letti puzzano di umido.
I due letti sono uniti, ma separabili. Ad ogni modo, se non esplicitamente richiesto, di solito si separano prima che il cliente entri in stanza, o sbaglio?
Ah, nessuno mi ha detto "questa è la tua stanza". Semplicemente sono entrato e ho preso la chiave da un mio collega. Prima mi ero allo stesso modo sistemato in un'altra stanza. Sarei potuto rimanere li e nessuno avrebbe detto e saputo nulla.
Nella stanza, ricordo che sono al piano terra, ci sono tende alle finestre. Le tende, molto simpatiche, richiamano le onde del mare. Sono delle striscie ondulate, alternate bianche e verdi. Peccato che non si chiudano bene. E sono al piano terra. Di notte, quando fuori c'è buio e dentor si accende la luce… fortuna che nel villaggio non c'è ancora quasi nessuno.

Altre cose interessanti: l'orologio da muro fermo (alle 7:55:42), c'è l'antifurto (e funziona! per caso lo abbiamo fatto suonare entrando nel primo cottage che ci è stato assegnato), c'è lo smoke detector (chissà se funziona?), la lampada sul soffitto non si accende, si accendono solo una abat-jour, la luce all'ingresso e quella nella "veranda".

Ora le cose davvero ripugnanti: il bagno
In bagno non c'è la tenda alla finestra, da fuori si può vedere cosa succede all'interno in quanto la finestra si affaccia su una delle stradine del villaggio.
La doccia: è vecchia, ci sono macchie di umido all'interno, lungo l'intelaiatura, e c'è ruggine. E' rialzata, il tubo passa sotto, a vista, e l'acqua stagna, non scende. Una parte della parete (di plastica) della doccia è fuori dall'intelaiatura. Le due ante scorrevoli della doccia non chiudono. Sul rubinetto c'è un adesivo di qualcosa (come l'etichetta di un sapone da doccia), forse li da quando qualcuno ce lo ha lasciato.

Altre particolarità: nel wc c'è un mozzicone di sigaretta.
Sul ripiano sopra il lavandino ci sono 2 doccia-shampoo e 2 saponette senza incarto. Fire estinguisher does not have any check log! Nella stanza non c'è traccia di un cestino per i rifiuti. Non viene data una bottiglia d'acqua.
Tutto sommato per 70 euro a notte…

Impressioni con la luce del Sole, la mattina dopo:
la stanza è abbastanza pulita, ma quando abbiamo separato i due letti per l'arrivo di un altro collega che avrebbe condiviso con me la stanza, polvere e resti di vecchie libagioni kazake (bucce di semi di girasole) sono emersi.
Per giorni non è passato nessuno a pulire, sostituire la carta igienica, asciugamani ne a fare mansioni che ci si aspetta da un resort.
Ah, altra grande menata: accettano pagamenti solo in contante e ovviamente non hanno un bancomat nei paraggi. Quello più vicino si trova nella cittadina di Zhanauzen, appena 70 Km più a nord.

Altre informazioni:
di fronte al Resort, in cima ad una lingua di terra, più o meno alle coordinate di
42° 44’ 53.3” N, 52° 33’ 09.7” E, c'è una delle ville del Presidente del Kazakhstan. In realtà le coordinate corrispondono ad un isolotto di 2m x 20m dove un gruppo di temerari scienziati si reca (e io con loro) per studiare le foche caspiche.

Tuesday 27 April 2010

25 aprile 2010

Stasera parliamo di Miracoli.
Non di "miracoli miracoli", come guarire da una grave malattia, uscire incolumi, nel fisico o nella psiche, da incidenti, o superare catastrofi. Cio che mi spinge a sedermi qui e battere sui tasti del mio laptop, stasera, è comunque una sorta di miracolo. E a suscitarmi qualche pensiero serale, oltre al fatto che me ne sono stato da solo quasi tutto il giorno, è stato vedere Julie&Julia, film del 2009 con Meryl Streep nella parte di Julia Child (http://it.wikipedia.org/wiki/Julia_Child), abile cuoca americana della metà del 1900. Il film, scopro leggendo i titoli di coda, è tratto da un libro, omonimo e dalla stessa trama immagino, che narra le vere vicende di Julie Powell (http://it.wikipedia.org/wiki/Julie_Powell), ragazza helpdesk in una compagnia di assicurazioni e abile cuoca.

Il tutto nasce da Julia Child che, Decide di dare una svolta alla sua vita, decide di lavorare ad un libro di cucina per insegnare agli americani l'arte della cucina francese.
Julie Powell, anni dopo, si pone un obbiettivo: realizzare in 365 giorni le 524 ricette di cucina (francese) realizzate da Julie Child e presenti nel suo libro "Mastering the art of french cooking" http://it.wikipedia.org/wiki/Mastering_the_Art_of_French_Cooking. Julie decide di aprire un blog e descrivere il procedere della sua opera (qui il blog originale http://blogs.salon.com/0001399/2002/08/25.html).
Tutte e due devono fare qualcosa di grande, devono trovare una valvola di sfogo, dedicarsi ad un'attività superiore, un compito. E creare un qualcosa che possa essere trasmesso, un insegnamento.
Dove sta il miracolo? Nel film ne vengono narrati due (segue uno spoil, quindi se non volete rovinarvi il film… bah, fate come volete): Julia Child, vede pubblicato il libro al quale ha lavorato per anni, un libro mastodontico che il mercato "per casalinghe" difficilmente potrebbe ospitare (o almeno così pare all'inizio); Julie Powell, non solo termina la sua maratona culinaria in tempo ma, grazie al blog che continua ad aggiornare, viene anche notata dai media, cosa che la porterà a scrivere un suo libro: "Julie&Julia", appunto.
Senza dubbio le due Julie hanno dovuto lavorare sodo per raggiungere il loro obbiettivo, senza poi neanche la certezza di essere ripagate. Julia Child decide, una volta in Francia, di seguire corsi di cucina; Julie Powel non fa che cucinare giorno e notte per un anno, senza abbandonare il suo lavoro all'helpdesk.
Senza dubbio hanno avuto dei compagni forti che hanno saputo sostenerle e incoraggiale durante tutto il loro percorso. Anzi, spesso erano i loro compagni a dare qualche idea (come appunto l'aprire un blog e l'insegnare a cucinare).
Quello che mi affascina, come in tutte le storie di vita reale che trascendono dal semplice lavorare, uscire, incontrare gente, conoscere, spendere, viaggiare… non so, tutto quello che fanno gli esseri umani "normalmente"… è come la situazione evolva in qualcosa di più grande. Il sogno iniziale, un sogno appunto, un semplice capriccio o un hobby, diventa qualcosa di più importante. Non che prima on lo fosse però. Mi viene in mente un mio amico che da fotografo amatore ha poi aperto un suo studio, dove fa workshop e non so, corsi e forse anche altro (dovrò passarci prima o poi!).
Come in Invictus (qualche bloggata fa) dove il miracolo avviene davvero, come in "Miracle" (un film del 2004, altro film sul miracolo sportivo di una squadra collegiale americana di hockey su ghiaccio), il sogno, che sia pubblicare un libro o vincere il mondiale, si avvera.
E quello che è spaventoso è che succede davvero. Perchè succede? Perchè la gente, i protagonisti, ci credono? Perchè si impegnano e dedicano tutto se stessi a quel sogno? Perchè gli va di culo?
Non lo so, e mi affascina. Quello che mi infastidisce e un po' deprime è che non so come fare per vedere il mio sogno avverarsi. Crederci di più? Volerlo davvero?

E per concludere, un video e un link, perchè forse è vero che volendo si ottiene. Si tratta della storia di Rick e Dick Hoyt, corridori instancabili. Qui il commovente video www.youtube.com/watch?v=xI6-7BttwW0 e qui, per conoscere la loro storia, il link al loro sito, www.teamhoyt.com/about/index.html

A presto.

Nota: La trama del film Julie&Julia ha con-partecipato alla nascita di questo stesso blog :-) (che, come ho scritto nella mia primissima presenza, è stato un regalo).

Wednesday 21 April 2010

per un pugno di rubli... fottuto vulcano islandese

Oggi ho imparato un'altra stronzissima lezione: i biglietti (aerei, ferroviari, quello che è) vanno comprati se il prezzo è conveniente.
Ci si penserà poi se e come usarli. E se non c'è davvero modo, c'è sempre il rimborso che non è mai una grave perdita.
Ma io non sono mai stato abituato a volare con Compagnie serie e nel mio passatto il rimborso da parte di Easy fottuta Jet o Ryan bulshit Air non era contemplato.
Ecco perchè stavolta ho fatto la cappella di non comprare un volo che volevo e che costava poco (appena 500 Euro), solo per aspettare che la situazione "vulcano islandese" migliorasse.
Ora che la situazione è migliorata il "mio volo" costa più del doppio.
Sono stato una settimana a monitorare 3-4 volte al giorno, dalle mie 8 di mattina (GMT+4) alle mie 00:00 la situazione voli; ho seguito la vicenda dal quel giovedì 15 Aprile. Avevo il biglietto a poco li a due click... se lo avessi comprato ma non usato ci avrei perso solo un 10%.
Mentre ora... quanto mi secca!!
Beh, la prossima volta non ci penserò 2 volte, spero che la lezione mi sia servita.

Thursday 15 April 2010



Stasera ho finito di vedere un film che a raccontarlo sembra una leggenda: Invictus. La vera storia di come una squadra, e con lei tutta la sua nazione, abbia dimostrato la grinta per risollevarsi. Gli Springboks come temibili avversari nel mondo del rugby, tanto da diventare una delle squadre più forti a livello mondiale, e il SudAfrica come nazione che esce a testa alta da un periodo di lotte intestine e scontri razziali. Morgan Freeman è perfetto nei panni di Mandela. Bellissime sono le foto che accompagnano i titoli di coda, foto reali dell'ultimo match del Mondiale di Rugby datato 1995, torneo in cui gli Springboks... beh, non lo dico per non rovinare la visione.
Il poema qui sopra è tratto dal film, lo recita Mandela ed è opera di William Ernest Henley, poeta inglese della fine '800 (it.wikipedia.org/wiki/William_Ernest_Henley).

Eastwood conquista ancora, ok, non è quasi nulla farina del suo sacco se non parte della colonna sonora, le riprese, i dialoghi, immagino, e poco altro, ma insomma, tra tante grandissime cagate Eastwood ha saputo cogliere e immortalare, non soltanto un'evento, ma un periodo storico e soprattutto una figura, Mandela, determinanti per la Repubbloca Sudafricana.

Ok, tolto questo mi mancano ancora... circa 250-260 film da vedere. Li ho qui nel mio HD Intenso. Ah, quasi dimenticavo: la canzone dei titoli di coda
www.youtube.com/watch?v=DB-PVwRpXM0
Hasta pronto.

Thursday 1 April 2010

Che dire? Non tutti i mali vengono per nuocere. Che poi di male non si tratta ma solo di tempo a disposizione in quanto mi trovo su un'isola artificiale nel mezzo del Mar Caspio settentrionale e tra un'oretta (ora sono le h14:30) avro' il volo in elicottero per tornae a terra.
La scocciatura e' in realta' stata stamattina quando mi sono passati a prendere alle 7 in albergo. La mia Azienda ha deciso che i suoi dipendenti devono essere in anticipo quando si parla di volare. Quindi, sia che si voli per lavoro sia che si voli a casa per ferie, se ti passa a prendere un autista "aziendale" la cosa avviene di solito 2 ore prima dell'effettiva partenza.
E cosi' e' stato anche stamattina (in effetti 2 ore di anticipo sono per i voli in aereo; in elicottero solo 1 ora e mezza... o mezzo?).
La visita all'isola, che ha per nome l'originalissimo "Isola A", e' servita per fare un inventario di tutte le fonti inquinanti presenti, quindi scarichi, impianti di depurazione, desalinizzatore... non sto qui a tediarvi perche' lo sono gia abbastanza io dopo una mattinata intera + la prima ora dopo pranzo a sentire persone che parlano in russo tra di loro... E IO IL RUSSO NEANCHE LO PARLO!!
Comuqnue sono qui, aspettando il volo, in tv c'e' la replica di Arsenal-Barcelona (Champions, credo, ma il calcio non e' il mio forte) e casco dal sonno.
Devo trovare qualcosa a cui dedicarmi, che almeno mi dia uno stimolo. Non per adesso ma per passare le giornate kazake intendo. Sento il bisogno di fare un corso a distanza, di imparare qualcosa di nuovo e che mi sara' utile per la mia carriera. Ho la necesstita' di applicarmi con metodo in qualcosa, e vedere che ci riesco, e ho bisogno di sentirmi "crescere" professioanlemnte perche' quello che e' certo e' che questo lavoro mi impoverisce.
Forse potrei iniziare con un semplice corso avanzato di inglese, o un corso di russo (che male non farebbe) o di tedesco (non si sa mai). Oppure un corso di Environmental Impact / Risk Assessment. Sto anche pensando ad un corso a distanza (quelli via web, in cui ti danno i moduli, tu studi e quando sei pronto dai l'esame, tutto a distanza).

Una cosa che ho sempre voluto scrivere in questo blog, a parte quella volta in cui ho sognato che Luciano Ligabue, che in realta' era mio zio, cantava "Pink" degli Aerosmith a bordo di una Porsche rosa e io ero il passeggero, o di quell'altra volta in cui ho sognato di andare in una galleria d'arte ad Ancona, a comprare un quadro di qualche artista famoso (che ovviamente non esiste), famoso per le sue opere tra il surrealista e il pop, ma poi una volta nel negozio il negoziante ci ripensa e dice che l'opera da me scelta non voleva venderla piu' e se la teneva per lui... beh, a parte questi due sogni che ormai non raccontero' piu' in dettaglio perche' li ho gia anticipati, ho sempre voluto fare una lista delle differnza che ho riscontrato in alcuni modi di dire italiani ed inglesi.
L'idea mi e' venuta leggendo The shadow of the wind (L'ombra del vento) di Zafon, dove mi ha colpito il modo in cui gli inglesi dicono "penombra". Cio' che in italiano rendiamo bene con "penombra" (che non so nanche se si scriva cosi') in inglese e' "half light": esattamente l'opposto. Ho notato la stessa opposizione anche in pittura. In italiano c'e' una "natura morta", in inglese "still life". E' incledibile! E' come se mentre per gli italiani il bicchiere sia sempre mezzo vuoto per gli anglofoni sia mezzo pieno.
Una porta in italiano e' "socchiusa", in inglese e' slightly open (o ajar che ha lo stesso significato). Ma quella che preferisco e' "sbagliando si impara" che in inglese diventa you live, you learn, letteralmente "vivendo (o "facendo") si impara".

Mentre una cosa ridicola che ho trovato nella lingua inglese e' il modo semplicistico con cui si riferiscono agli organismi che vivono nel mare. Per loro tutto e' pesce. Starfish, la stella di mare; cattlefish/cuttlefish, la seppia; shellfish, molluschi (bivalvi, gasteropodi... e anche crostacei. Mischiano giu tutto. Bivalvi, crostacei e gasteropodi, tutti shellfish!); jellyfish, la medusa.
Nulla di tutto cio' in realta' e' pesce!

Saturday 27 March 2010

27 marzo. mi sa che finalmente stasera mi guardo "Shutter Island"

Sinceramente pensavo di aver più palle, e mentre me ne andavo tra la folla mi domandavo se avessi davvero potuto farlo.
Servono un paio di passi indietro. Ero di fianco al Blumenmarket, ad Amsterdam. Vista l'ora, le 18:00 (o appena dopo), l'idea era di mangiare qualcosa e prendere la strada per la stazione, recarmi a Schiphol e da li al mio hotel con la navetta.
Avevo un'idea di come arrivare alla "Centraal Station" ma per non stare a gironzolare troppo tiro fuori la cartina.
Tracchete! Subiro arriva quello che dice "dove sei diretto?"
Mi faccio aiutare e in effetti da li era davvero una sciapata: "segui le rotaie del tram" mi fa.
Poi mi dice se, visto che è un senzatetto, posso fargli la cortesia di allungargli degli spiccioli.
Io di solito sono restio a dare spiccioli a chi li chiede perchè son dell'idea che se ti do degli spiccioli tu ti ci compri una dose, o dell'alcol (per di più scadente). Questo qui non sembrava un tipo "da dose", parlava pure un buonissimo inglese ed era pulito.
Li per li penso "non gli do degli spiccioli; piuttosto se vuole mangiare andiamo insieme da un "kebabbaro" e gli offro un kebab (o un falafel, tante volte fosse vegetariano)". Del resto stavo cercando un posto per cenare anche io.
Gli chiedo se vuole mangiare. Mi dice di si.
Al che non ce la faccio a dirgli se vuole fermarsi da qualche parte e gli allungo 2 euro. Sta li, mi guarda e mi ringrazia. Me ne vado.
Mi mischio tra la folla e penso che non ho le palle.

Oggi ho anche capito che non sono bravo ad andare in giro da solo per le città. Non ce la faccio a godermi un posto "nuovo" da solo. In compagnia è tutto interessante, divertente, non mi fermerei mai; da solo non riesco a godermi il luogo, lo stare in giro, l'andare per negozi o il semplice osservare e fare foto.
Le uniche foto che ho fatto sono quelle con me in primo piano e la famosa scritta "I amsterdam" alle spalle. Solo che me le sono fatte da solo e la scritta non si vede.
Che delusione.


Monday 22 March 2010

Ultimamente, mi è stato fatto notare, sto perdendo quel mio fare smart che mi contraddistingueva.
Ultimamente sembro più fesso, tardo, troppo rilassato.
Ieri sera, in albergo mi sono fatto rifilare 60 minuti di internet, quando me ne sarebbero bastati 30 (la connessione si pagava a "mezze ore") solo perchè il tipo alla reception mi ha detto "ho gia segnato 1 ora...". Avrei potuto insistere.
Ieri sera in albergo ho mangiato 8 euro di nulla dal frigo-bar in stanza, un succo di frutta e un pacchetto di wafer Loacker, quando avrei potuto uscire, entrare nel primo bar e con la metà mangiare di più (se non una cena degna di tal nome, almeno una pizzetta e una bottiglietta d'acqua).
Stamattina alla stazione di Milano, alla macchinetta self-service per il ritiro dei biglietti acquistati online ho preso solo uno dei due biglietti acquistati. L'altro è probabilmente ancora li se qualcuno non se lo è preso. Quando mi sono accorto era troppo tardi per tornare indietro. Altri 10 Euro che ho dovuto cacciare una seconda volta per comprare il biglietto per quel secondo treno.
La scorsa settimana avrò speso più di 20 euro di tram, quando un ticket settimanale ne costa 15.
Sono sviste che si evitano facilmente, basta pensarci un po' prima e essere più concentrati sul cosa si sta facendo.

Mi secca non essere più smart.

Friday 19 March 2010

Chi di voi, con un'età compresa tra i 20 e i 40 anni, non ha passato almeno qualche ora della sua giovinezza in una sala giochi, al mare, in qualche bar o, per i più fortunati/sfortunati (dipende dai punti di vista) davanti alla Play Station a giocare a quello che potremmo considerare il papà di tutti i picchiaduro?
Era l'inizio degli anni '90 quando uscì "Street Fighter II: The World Warrior" seguito poi dall'ancora più interessante "Street Fighter II: Champion Edition" in qui era possibile controllare i 4 boss finali.
Cum magno gaudio potevo finalmente dilapidare la mia paghetta utilizzando il mio personaggio preferito: era il tipo alto, di nazionalità spagnola, con una banda rossa che richiamava molto un costume da torero (per ovvii richiami alla nazionalità) e soprattutto con dei letali artigli di metallo. Anche le sue "mosse speciali" erano invidiabili. Ebbene, quel personaggio portava il nome di una stella, Vega (anche se poi, anni dopo, ho scoperto che c'erano differenze tra la versione made in Japan e quella americana, per cui in origine Vega era il nome di quello che da noi è più noto come M. Bison). Ad ogni modo, perchè tutto questo preambolo? Non è di videogiochi che si parla ma di alimentazione vegana.
Per chi non lo sapesse con il termine "vegani" non si identificano gli abitanti della stella Vega ma coloro che sono dediti al veganismo (o vegetalianismo).
I vegani sono tutti quelli che non si accontentano di essere vegetariani ma vanno oltre, adottando un'alimentazione priva di ogni alimento di origine animale, quindi niente carne ma neanche uova, latticini, miele... ma il loro discorso è esteso fino al non volerne sapere con tutto ciò che implica lo sfruttamento di animali. E qui la prima domanda: chè, la loro verdura viene coltivata arando i campi da aratri umani?
A parte le cazzate, la cosa è molto interessante e offre anche spunti per riflessioni di stampo etico sullo sfuttamento animale nell'industria alimentare, sulle condizioni di vita degli animali destinati a morire. Tempo fa ho visto un bel documentario (un po' troppo new age sul finale) chiamato "Earthlings". I video sono un YouTube.

Per coronare il discorso sui diritti animali... ieri sera sono stato a cena in un ristorante vegano.

Come antipasti abbiamo optato per (1) molé mousse broccamole trifle with mango poblano salsa, smoked paprika soy strips and tortilla chips e (2) carrot tofu wholewheat nidimi / wasabi cream and thai asparagus marinated ginger shiso cress salad per poi passare ai piatti portanti, (3) thyme tagliatelle with mushroom amontillado ragout / roasted walnuts and sorrel salad e (4) rice & spice (almond milk with tofu balls, snow peas, green chillies and thai basil + spinach, grilled eggplant and olive nere al forno in garlic bellpepper cream).

Il tutto accompagnato da un Voignier vin de pays d‘oc (frankreich, languedoc, 2007, domaine les yeuses, voignier).
E ovviamente... Acqua Panna. Qui sotto foto degli antipasti.








(a)








(b)










(c)


La foto (a) mostra la molé mousse broccamole trifle with mango poblano salsa, smoked paprika soy strips and tortilla chips; (b) e (c) mostrano il carrot tofu wholewheat nidimi / wasabi cream and thai asparagus marinated ginger shiso cress salad.
Il sito del ristorante: www.zest-leipzig.de (pubblicità gratis)

Thursday 18 March 2010

Phylarmonic Orchestra performing Pink Floyd, update

Carico qualche foto della serata al FriedrichPalast di Berlino, visto che ora ho un paio d'orette libere. Lo spettacolo, come ho scritto qualche messaggio fa, era la Phylarmonic Rock Orchestra che eseguiva brani tratti dal repertorio dei Pink Floyd.
































Il calore delle fiamme si sentivano anche da distante. Mi chiedo come facesse il direttore dell'orchestra a sopportarle.











L'esterno del FriedrichPalast, di giorno e di notte

















Il tutto nella multietnica, caleidoscopica, culturale Berlino.
Grazie Ida :-)

Tuesday 16 March 2010

Black Holes and Revelations

Black holes and reveations. Gia il titolo dice tutto.
Lunedì sera ho partecipato ad una serata dedicata al "Laugh Yoga" o per dirla in italiano, lo Yoga della risata (alcune informazioni, prima in inglese e poi in italiano. Strano che non ci sia una pagina Wikipedia italiana dedicata a questo Yoga).
Ad ogni modo, credo sia ormai stranoto quanto ridere faccia bene alla salute, partecipi al nostro generale benessere psico-fisico e aiuti ad allontanare pensieri negativi e tensioni.
Ebbene, questa disciplina di "yoga", che nulla ha a che vedere con "posizione del leone sulla montagna al sorgere del Sole" o "il larice mosso dal vento dell'est in una sera d'estate" o tutte quelle posizioni contorte. La pratica si svolge invece con semplici attività di gruppo volte a autoindursi il ridere. Può sembrare stupido (e lo è anche!) ma non c'è nulla da fare: ridere fa star meglio e poi è anche contagioso, e stare in mezzo a gente che ride... suscita un immoto dovere di farsi una gran risata (se non altro se ci si immagina circondati da sconosciuto che ti girano in tondo battendo le mani e ridendo a gran voce).
Non c'è nessuna forzatura: ognuno fa quel che gli viene.
Io per esempio ero in mezzo a una decina di persone di cui solo una parlava italiano, una metà delle quali parlava inglese mentre l'altra metà, tra cui "l'insegnante" (colei che dirigeva la seduta), solo tedesco. E gia la cosa era ilare.
Anche se non ci fossero stati alcuni colleghi di Ida a tradurre in inglese quello che l'insegnante spiegava, non sarebbe stato difficile interpretare quelli che sarebbero stati gli "esercizi", un susseguirsi di battimani, sbattipiedi, ridi, ridi, ridi... insomma, un'ora e mezzo se n'è andata in grasse risate (anche gli addominali ne risentono).

Ma cosa c'entra tutto questo con il titolo?
Nulla in effetti. Solo sto ascoltando "Black Holes and Revelations", dei Muse che sto scoprendo sempre di più. Qui uno dei pezzi che preferisco.

Cose da fare in giornata:
- lavatrice dei bianchi
- farmacia per medicine x le Filippine
- spesa per cena
- Haribo
- passare almeno l'aspirapolvere in camera
- Leipzig lercher per Alessandro
- biglietto Treno x TS + chiamare Giacomo per biglietto treno TS-AN
- applications PhD
- altro?

Dav

Sunday 7 March 2010

DDR, Stasi... e una ventosa Berlino

Come dicevo nel post del 6 marzo 2010, "io e te, vento nel vento... per motivi che ancora non conoscevo".
E infatti il week end è stato animato da una ventosa Berlino le cui temperature (unite al fatto di essere oltretutto una città umida) hanno messo a dura prova la nostra voglia di visitare per la seconda volta questa fantastica città.
La mattina di sabato è iniziata con una colazione ad un bar: coirssant, scacco di torta con crema e 2 cappuccini. Ed eravamo pronti a camminare.
Prima tappa, la East Side Galley, quel che resta del "Muro" (Mauer, in tedesco). centinaia di metri del muro che ha separato gli abitanti di Berlino Est da quelli di Berlino Ovest per 28 anni, per non dimenticare, sono tenuti ancora sù e viaggiano lungo lo Spree (uno dei due fiumi di Berlino). Fortunatamente Berlino è fornita di mezzi pubblici ultra efficienti e tra bus, tram, U-bahn e S-bahn (rispettivamente la metro sottoterra e la metro all'aperto) si arriva ovunque.


La East side Gallery si trova nella parte orientale della città e artisti di calibro internazionale ne mantengono colorate le pareti e vivo il ricordo (c'era anche l'opera di un artista italiano). Alcuni disegni richiamano fatti realmente avvenuti (c'è la versione cartoon del soldato che salta il filo spinato, il bacio tra Leonid Brežnev ed Erich Honecker) mentre altri graffiti rappresentano messaggi di pace e/o denuncia di quel periodo).

Dalla East Side Gallery ci siamo diretti verso il Friedrich strasse, punto di riferimento per ogni direzione, e quindi verso il DDR Museum (Karl Liebknecht strasse, lungo lo Spree). Camminando lungo lo Spee si trovano molti mercatini che vendono di tutto, da cappelli e guati in lana cotta a quadri e soprammobili naïf. Il DDR museum
(www.ddr-museum.de) è stato un po' una delusione, specialmente dopo aver visitato una mostra sulla DDR a Leipzig. Quella di Leipzig, oltre ad essere GRATUITA era enorme, e ripercorreva la storia delle 2 Germanie dagli anni '40 agli anni '90; un immenso piano con filmati, e ricostruzioni di ambienti che farebbe invidia al museo sulla DDR di Berlino. Che però è comunque un bel museo (anche se piccolo e talmente sovraffollato che spesso ci si incastrava nei pochi settori che offre). Impressionante è un filmato creato dalla DDR in cui cittadini di Berlino Est venivano intervistati e nelle interviste dicevano che erano contenti, che stavano bene, che avevano tutto e si divertivano.

Vista la sfumatura storica che abbiamo deciso di dare alla nostra visita a Berlino la tappa successiva è stato il Museo sulla Stasi (www.stasimuseum.de), ispirati anche da un film molto bello, Le vite degli altri, ispirato appunto alla Stasi, la DDR e la politica attuata dalla Germania dell'Est nello spiare le persone. Il museo sulla stasi, purtroppo, era quasi interamente in tedesco, con minute didascalie in inglese all'ingresso di ogni settore e basta.
La cosa interesante, al di la delle informazioni sulla Stasi e sui reperti esposti, è che il museo si trova in uno dei palazzi utilizzati dalla Stasi durante la DDR ed è stato possibile girare per gli stessi uffici (forse anche gli stessi ambienti utilizzati per le riprese del film sopracitato). Tutt'ora i cittadini tedeschi possono visitare gli archivi contenenti le registrazioni della Stasi per scoprire se sono stati oggetto di spionaggio da parte del Governo.

Berlino è una città che sprizza storia dietro ogni angolo, un po' come Roma, solo che le atmosfere che si rivivono per Berlino sono di una storia triste, sofferta e non voluta. Un popolo che ha sofferto e sbagliato, più volte, ma che nonostante questo ha saputo sollevare la testa e tornare in auge. Un popolo da ammirare.
Comunque, un altro elemento del nostro percorso storico-giornaliero è stato il Checkpoint Charlie, unico punto in cui era permesso passare dal settore sovietico a quello americano.

Di per se, oggi giorno, il checkpoint non dice nulla: è un ex-dogana in mezzo a due corsie. Ma la via è tappezzata di pannelli che raccontano e ripercorrono le vicende di quegli anni, facendo immergere il lettore nelle atmosfere cupe di quegli anni. Il percorso del Muro, tracciato con mattoni per tutta la città, mette in evidenza la drammatica situazione dei berlinesi di quegli anni. E' una storia che ci appartiene, che appartiene a tutte le persone che hanno dai 35 anni in su, il cui dramma è ancora vivo e troppo recente per non sentirne l'importanza.

Berlino è anche una città ricca di musei i quali sono disseminati un po' per tutta la città. Alcune zone però ne racchiudono diversi (come ad esempio l'isola dei musei situata lungo lo Spree nel quartiere Mitte, centralissimo). Noi ci siamo diretti invece al museo del cinema e della televisione, a Potsdamer platz (in effetti eravamo diretti alla mostra su Dalì, sempre a Potsdamer platz ma il prezzo del biglietti non ci ha convinto ad entrare e abbiamo cambiato idea). Il museo, interamente dedicato al cinema e la televisione tedeschi, presenta un'esibizione intitolata "The Complete METROPOLIS" dedicata a Metropolis, il film padre della Science Fiction, datato 1927.

Per mangiare, Berlino offre davvero di tutto, dal ristorante tipico tedesco a quelli orientali, passando per le classiche catene di ristorazione. Una sera, cercando un ristorante per fare cena, senza aver nulla di particolare in mente, siamo capitati in un sushi bar all'inizio di Friedrichstrasse.

Abbiamo mangiato sushi, fresco, variegato e abbondante per appena più di 20 euro. Pagando abbiamo scoperto che il ristorante faceva l'Happy Hour (dalle ore 12 alle ore 24, probabilmente durante tutto l'orario di apertura) e alcuni prezzi erano scontati. Peccato a non averlo saputo prima, avremmo preso di più! Se siete amanti del sushi consiglio di prendere nota di questo piccolo e accogliente sushi restaurant. Oltre che dal nome, Wasabi (un po' inflazionato come nome per un ristorante giappo) è possibile riconoscerlo dalla scritta "happy hour 12-24" in rosso sulla vetrina.

Saturday 6 March 2010

io e te, vento nel vento... per motivi che ancora non conoscevo.

... e mi ritrovo davanti al FriedrichstadtPalast di Berlino (www.friedrichstadtpalast.de).
La facciata è decorata con mega poster di balletti, e la cosa mi lascia inizialmente perplesso. Ma poi neanche troppo. Insomma, gli show a teatro sono sempre piacevoli, e il balletto... non sono un intenditore quindi posso solo avere una posizione incuriosita. Poi era il regalo di Ida, quindi mi sono fidato ai suoi gusti, senza farmi troppe domande, ed essendo il mio regalo, l'ho preso così com'era.
E infatti era tutt'un'altra cosa!
Ma prima, l'incontro. E come dice il titolo del post... "io e te, vento nel vento", dalla bellissima canzone di Battisti. Ida mi corre incontro, attraversando la strada. Era 10 minuti che mi aspettava dall'altra parte :-( Si era fatta 2 ore in auto per raggiungermi a Berlino in tempo, andando prima al lavoro per finire tutto e partire. :-)
Finalmente ci rincontriamo. Stavolta dopo... quasi 2 mesi. Ed è sempre troppo eccitante. Starei ore a baciarmela tutta e accarezzarla, e stringerla e accarezzarla e baciarla ancora ma visto il clima non primaverile, decidiamo di spostare la nostra location per effusioni all'interno del FriedrichPalast. La hall è molto grande, con scalinate che conducono ai 3 piani del teatro. Una mega palla di specchi stile disco anni '70 ruota, appesa al soffitto.
Mangiando bretzel comprati di fronte al teatro aspettiamo troviamo un angolo per due, con poltroncine e tavolino, per consumare la fugace cena in attesa dell'inizio dello spettacolo, spettacolo il cui tema Ida non vuole rivelare pr mantenere la sorpresa ma che al mio "ma è un balletto?" risponde in tono ironico (quindi non si tratta di gente seminuda addobbata da supereroi post bellici... peccato ;-P ).
E tra coccole e aggiornamenti su cosa è successo negli ultimi giorni e sulla giornata in particolare arriva il momento di prendere posto nella sala.
E si dipana una matassa.
C'è un palco. Sedie a semicerchio. Un cerchio bianco pende dall'alto al centro del palco e due scritte bianche su fondo "cangiante-multicolore" dicono "Pink Floyd".

Vi presento:












Ebbene si. Una serata tutta Pink Floyd rivisitati dalla Rock Philharmonic Orchestra. Questa si che è stata una sorpresa. :-)
I brani presentati sono stati presi dal repertorio classico: Wish You Were Here, Goodbye Blue Sky, Ehi You, Another Brick in the Wall, The Division Bell, Echoes, Time, Money, e una bellissima Shine on You Crazy Diamond. (più altre che non ricordo/non conosco).
Appena avrò recuperato le foto, ci sarà anche modo di avere un'idea dello spettacolo.

Friday 5 March 2010

When the going gets tough, the tough get going

i muratori.
E' la risposta al quesito rimasto in sospeso rigurdante l'uso dei cm o dei mm (post 2 marzo 2010). I cm li usano i muratori, dice il caro vecchio Des.
Comunque, non siamo qui a parlare di unità di misura. Sapete dove mi trovo ora?
In un seminterrato, una guest room in Eichendorffstrasse, Berlin.
Sono atterrato col volo Atyrau/Amsterdam a Berlino ore 14:40 e avevo indicazioni per venire fin qui dove avrei trovato un passaggio (mitfarhgelegenheit) per Leipzig. In Germania è usanza comune come in Italia farsi il bidè offrire passaggi in auto (o treno, ma senza doverlo guidare) e farsi ripagare in parte della spesa o sfruttare chi viaggia per spostarsi in maniera economica. Tutto questo si riassume in una parola tedesca formata da altretre parole tedesche: mit (con) fahre (viaggiare) gelegen e heit. Le ultime due non so cosa vogliano dire. Ad ogni modo nel sito www.mitfahrgelegenheit.de ci sono centinaia di persone che ofrono passaggi. cliccate e cercate.
Allora, dicevo... siccome Ida vive e lavora a Lipsia io ero pronto a prendere uno di questi passaggi da Berlino (dove sono atterrato) come ho gia fatto in passato.
In realtà la cosa mi è sembrata insolita che Ida mi abbia organizzato un mitfahrgelegen senza darmi neanche un numero di telefono/e-mail da contattare. Quando gliel'ho chiesto mi ha detto che neanche a lei lo avevano dato.
Poi lei mi dice che il tipo del passaggio non ha fretta e che se ritardo non fa nulla, lui mi aspetta (di solito quelli dei passaggi sono rigorosi in quanto a orari). Poi Ida mi fa arrivare in questa via Eicherdorffstrasse che non è troppissimo distante dalla stazione centrale (HauptBahnHof) ma neanche a "5 minuti a piedi". E io ho il valigione (20.150 Kg) più il trolley (12 Kg) più la tipica busta gialla "see buy fly" di Schiphol con dentro i biscotti tipo-vafer con quella sorta di mou/caramello in mezzo per le coinquiline di Ida e per mia mamma.
In più una rosa per Ida.
Insomma con tutta sta roba al seguito decido di prendere un bus. Il 245, che mi lascia a Nordbahnhof.
Scendo. Ci fosse stato un baracchino informazioni. Ok, vedo uno, gli dico "sorry, do you speak english?" e intanto tiro fuori la mappa di googlemap che avevo stampato. E quello "si".
E io "a ma tu..."
E quello "si, anche io..."
(ok, l'unico che fermo è italiano. Italiani ma in italia c'è nessuno??)
Questo non sa dove sia la via che sto cercando ma sa dove siamo. tira fuori la sua mappa ultradettagliata e mi fa "mmh, si, dovresti andare di la... vedi, noi siamo qui... si, vai di la".
Vado di la... cammmio cammino... ero dalla aprte sbagliata! Fortuna che ad ogni fermata del bus c'è una mappa della zona. Infatti ero proprio diametralmente opposto a dove sarei dovuto andare sempre con le valigie, eccetera).
Insomma, piglio, mi giro e torno al punto di prima. Il tipo italiano non c'è più (pare un videogioco alla Monkey Island).
Cammino cammino, insomma alla fine non ero distante, per fortuna, ma ad ogni modo sono arrivato tutto sudato (e me scappava pure da cagà 'mbelpò).
Arrivo, nella via, trovo il numero civico, sto per suonare il campanello... scena da film, mi suona il cellulare. E' Ida.
Le dico che sono arrivato e lei mi dice che è appena uscita dall'UFZ. Ma, allora non è qui ad aspettarmi!?
Mah, solo suonando il campanello lo scoprirò. Chiudo la chiamata. Suono. Si affaccia un tipo. Mi fa "Davide?"
"Si".
"One moment".
"Ok" penso, "è tutto vero, si va a Lipsia in auto". E Berlino? Niente week end a Berlino? :-(
Invece il tipo esce e mi da una lettera from Ida. La leggo. Inizio a ridere e quello mi stava li davanti che mi parlava e io non lo ascoltavo e facevo di si con la testa. Era una mail di Ida che diceva che da qui (da questa guest house prenotata da Ida peril week end), dopo essermi dato una rinfrescata sarei dovuto andare da un'altra parte (Friedrichstrasse) non più tardi delle 19:30, gia cenato perchè... sorpresa. :-)
E ora sono curioso.
Sono le 17:38, finisco di prepararmi e vado. Chissà la mia Ida cosa avrà escogitato per farmi una sorpresa? :-D
Meno di 2 ore e lo saprò. E lo saprete.

Davide

ps: foto della stanza in ordine sparso (io sono colco sul letto)






Tuesday 2 March 2010

2 Marzo 2010

Ieri, 1° marzo 2010, twenty-ten come dicono gli anglofoni, era il mio compleanno. Come regalo di compleanno digitale, cioè come regalo digitale di compleanno, ho ricevuto questo blog a mio nome.
Bello. così posso sbizzarrirmi a scrivere tutte le cose che mi passano per la testa, e magari userò questo spazio anche come agenda, block notes, post it, lista della spesa e delle cose da fare... e magari salverò qualche albero alla fine dell'anno, visto che di carta ne uso parecchia. e anche di matite (adoro le matite di legno, anzi, come insegnavano le maestre i "lapis", che in greco significa "Saggezza").
Altri regali ricevuti? Un cofanetto in puro stile kazako con dentro un portachiavi pacchianissimo tra il tamarro e il cattivo gusto nero e oro, bello, per carità, ma non penso lo tirerò mai fuori dalla custodia. Però è un bel pensiero dai miei colleghi kazaki... insomma, se sono kazaki sono stati coerenti con le loro menti kazake a farmi un regalo in stile kazako.
Oltre al portachiavi nero e oro c'era un porta business card dorato. Ah, ma tanto posterò le foto quindi sto poco a descrivere.
La custodia è bella, sembradavvero importante. Ah, poi mi hanno regalato un album di fotografie, cioè per raccogliere le fotografie. Molto bello, e molto grande, sarà un 50x50cm (o come direbbe Des 500x500mm, perchè i cm li usano solo... non mi ricordo, glielo devo chiedere di nuovo).
Ad ogni modo, sto inaugurando ora questo blog perchè fino a 15 minut fa Blogger non mi si apriva. Con nessuno dei 3 browser che uso.
Intanto si è fatta mezzanotte e un quarto (4h di fuso in avanti rispetto l'Italia), ed è gia il 3 marzo. E come tutte le sere tra le 21:30 e le 23:30 mi riprometto di andare a letto presto, aprire un libro e leggere un po' invece di perdermi in cazzate nella rete... mmh, vediamo stasera, a parte facebook che ogni tanto ci capito comunque, sono stato in thinkgeek, la posta di Libero e Tiscali (tiscali merda, sempre!) il sito delle deutschbahn da cui mi sono ristampato in pdf i biglietti dei treni per Frankfurt (59 e rottissimi di Euro!!) e per Nurnberg, both from Leipzig, ho trovato, forse, devo consultare Ida per la conferma, il regalo di compleanno per papà e Paola... chi sono Ida, papà e Paola? non li ho intordotti. ma a sto punto, chi sono io? non mi sono introdotto neanche io... ah, ho cercato, come sempre, lavoro. Eggià, ho un paio di doppi lavori, dopo quello principale.
Quello principale è rendere felice Ida, e mi occupa parte della giornata. Rendere felice Ida è un'occupazione a tempo pieno ma siccome lei non lo sa a volte lavoro part-time. E' un lavoro divertente ma a volte non ho molte idee e mi porta via più tempo del dovuto. Comunque mi piace, si.
Gli altri due lavori che ho sono quello di Environmental Engineer in Agip, dove svolgo diverse interessanti mansioni, dai campionamenti offshore attorno alle isole artificiali allo studio di impatti ambientali sulla fauna endemica del Mar Caspio. Anche questo mi piace. E poi c'è il mio terzo lavoro che è cercare lavoro per cambiare il secondo lavoro. Si perchè di lavorare in Kazakhstan lontano da Ida mi sono stancato. mi rende instabile mentalmente, ansioso, irascibile e non riesco a fare bene il mio primo lavoro, cioè non è semplice da qui, eccheccazzo! e quindi devo andarmene.
Mi spiacerebbe lasciare alcuni colleghi e amici, alcune persone davvero d'oro (vuoi per la situazione, o per che ne so io ma mi sono ritrovato con brava gente) come mi spiacerebbe lasciare la piscina sul tetto, pasti pagati in hotel a 5 stelle, auto aziendale 24h /24, chiamate worldwide gratuite, sia dall'ufficio che dalla mia stanza d'albergo, e altre puttanate che se non ci fossero state col cazzo che la metà della gente sarebbe venuta qui (vedi anche stipendi inimmaginabili). Ma il primo lavoro richiede che il secondo elimini il terzo. Punto.
Ora di uploadare le foto e di mettermi a letto con un libro, quel tanto che basti a far suonare il cellulare, il che vuol dire "eddai, chiamami".
Notte.

(1) il cofanetto chiuso.












(2) Il cofanetto aperto: porta business card (alto, dx) e portachiavi (basso, dx).












(3) consegna dei regali. da solo, di fronte a Zhazira, tutti gli altri da una parte a guardare... era come essere ad una premiazione.