Tuesday 27 April 2010

25 aprile 2010

Stasera parliamo di Miracoli.
Non di "miracoli miracoli", come guarire da una grave malattia, uscire incolumi, nel fisico o nella psiche, da incidenti, o superare catastrofi. Cio che mi spinge a sedermi qui e battere sui tasti del mio laptop, stasera, è comunque una sorta di miracolo. E a suscitarmi qualche pensiero serale, oltre al fatto che me ne sono stato da solo quasi tutto il giorno, è stato vedere Julie&Julia, film del 2009 con Meryl Streep nella parte di Julia Child (http://it.wikipedia.org/wiki/Julia_Child), abile cuoca americana della metà del 1900. Il film, scopro leggendo i titoli di coda, è tratto da un libro, omonimo e dalla stessa trama immagino, che narra le vere vicende di Julie Powell (http://it.wikipedia.org/wiki/Julie_Powell), ragazza helpdesk in una compagnia di assicurazioni e abile cuoca.

Il tutto nasce da Julia Child che, Decide di dare una svolta alla sua vita, decide di lavorare ad un libro di cucina per insegnare agli americani l'arte della cucina francese.
Julie Powell, anni dopo, si pone un obbiettivo: realizzare in 365 giorni le 524 ricette di cucina (francese) realizzate da Julie Child e presenti nel suo libro "Mastering the art of french cooking" http://it.wikipedia.org/wiki/Mastering_the_Art_of_French_Cooking. Julie decide di aprire un blog e descrivere il procedere della sua opera (qui il blog originale http://blogs.salon.com/0001399/2002/08/25.html).
Tutte e due devono fare qualcosa di grande, devono trovare una valvola di sfogo, dedicarsi ad un'attività superiore, un compito. E creare un qualcosa che possa essere trasmesso, un insegnamento.
Dove sta il miracolo? Nel film ne vengono narrati due (segue uno spoil, quindi se non volete rovinarvi il film… bah, fate come volete): Julia Child, vede pubblicato il libro al quale ha lavorato per anni, un libro mastodontico che il mercato "per casalinghe" difficilmente potrebbe ospitare (o almeno così pare all'inizio); Julie Powell, non solo termina la sua maratona culinaria in tempo ma, grazie al blog che continua ad aggiornare, viene anche notata dai media, cosa che la porterà a scrivere un suo libro: "Julie&Julia", appunto.
Senza dubbio le due Julie hanno dovuto lavorare sodo per raggiungere il loro obbiettivo, senza poi neanche la certezza di essere ripagate. Julia Child decide, una volta in Francia, di seguire corsi di cucina; Julie Powel non fa che cucinare giorno e notte per un anno, senza abbandonare il suo lavoro all'helpdesk.
Senza dubbio hanno avuto dei compagni forti che hanno saputo sostenerle e incoraggiale durante tutto il loro percorso. Anzi, spesso erano i loro compagni a dare qualche idea (come appunto l'aprire un blog e l'insegnare a cucinare).
Quello che mi affascina, come in tutte le storie di vita reale che trascendono dal semplice lavorare, uscire, incontrare gente, conoscere, spendere, viaggiare… non so, tutto quello che fanno gli esseri umani "normalmente"… è come la situazione evolva in qualcosa di più grande. Il sogno iniziale, un sogno appunto, un semplice capriccio o un hobby, diventa qualcosa di più importante. Non che prima on lo fosse però. Mi viene in mente un mio amico che da fotografo amatore ha poi aperto un suo studio, dove fa workshop e non so, corsi e forse anche altro (dovrò passarci prima o poi!).
Come in Invictus (qualche bloggata fa) dove il miracolo avviene davvero, come in "Miracle" (un film del 2004, altro film sul miracolo sportivo di una squadra collegiale americana di hockey su ghiaccio), il sogno, che sia pubblicare un libro o vincere il mondiale, si avvera.
E quello che è spaventoso è che succede davvero. Perchè succede? Perchè la gente, i protagonisti, ci credono? Perchè si impegnano e dedicano tutto se stessi a quel sogno? Perchè gli va di culo?
Non lo so, e mi affascina. Quello che mi infastidisce e un po' deprime è che non so come fare per vedere il mio sogno avverarsi. Crederci di più? Volerlo davvero?

E per concludere, un video e un link, perchè forse è vero che volendo si ottiene. Si tratta della storia di Rick e Dick Hoyt, corridori instancabili. Qui il commovente video www.youtube.com/watch?v=xI6-7BttwW0 e qui, per conoscere la loro storia, il link al loro sito, www.teamhoyt.com/about/index.html

A presto.

Nota: La trama del film Julie&Julia ha con-partecipato alla nascita di questo stesso blog :-) (che, come ho scritto nella mia primissima presenza, è stato un regalo).

Wednesday 21 April 2010

per un pugno di rubli... fottuto vulcano islandese

Oggi ho imparato un'altra stronzissima lezione: i biglietti (aerei, ferroviari, quello che è) vanno comprati se il prezzo è conveniente.
Ci si penserà poi se e come usarli. E se non c'è davvero modo, c'è sempre il rimborso che non è mai una grave perdita.
Ma io non sono mai stato abituato a volare con Compagnie serie e nel mio passatto il rimborso da parte di Easy fottuta Jet o Ryan bulshit Air non era contemplato.
Ecco perchè stavolta ho fatto la cappella di non comprare un volo che volevo e che costava poco (appena 500 Euro), solo per aspettare che la situazione "vulcano islandese" migliorasse.
Ora che la situazione è migliorata il "mio volo" costa più del doppio.
Sono stato una settimana a monitorare 3-4 volte al giorno, dalle mie 8 di mattina (GMT+4) alle mie 00:00 la situazione voli; ho seguito la vicenda dal quel giovedì 15 Aprile. Avevo il biglietto a poco li a due click... se lo avessi comprato ma non usato ci avrei perso solo un 10%.
Mentre ora... quanto mi secca!!
Beh, la prossima volta non ci penserò 2 volte, spero che la lezione mi sia servita.

Thursday 15 April 2010



Stasera ho finito di vedere un film che a raccontarlo sembra una leggenda: Invictus. La vera storia di come una squadra, e con lei tutta la sua nazione, abbia dimostrato la grinta per risollevarsi. Gli Springboks come temibili avversari nel mondo del rugby, tanto da diventare una delle squadre più forti a livello mondiale, e il SudAfrica come nazione che esce a testa alta da un periodo di lotte intestine e scontri razziali. Morgan Freeman è perfetto nei panni di Mandela. Bellissime sono le foto che accompagnano i titoli di coda, foto reali dell'ultimo match del Mondiale di Rugby datato 1995, torneo in cui gli Springboks... beh, non lo dico per non rovinare la visione.
Il poema qui sopra è tratto dal film, lo recita Mandela ed è opera di William Ernest Henley, poeta inglese della fine '800 (it.wikipedia.org/wiki/William_Ernest_Henley).

Eastwood conquista ancora, ok, non è quasi nulla farina del suo sacco se non parte della colonna sonora, le riprese, i dialoghi, immagino, e poco altro, ma insomma, tra tante grandissime cagate Eastwood ha saputo cogliere e immortalare, non soltanto un'evento, ma un periodo storico e soprattutto una figura, Mandela, determinanti per la Repubbloca Sudafricana.

Ok, tolto questo mi mancano ancora... circa 250-260 film da vedere. Li ho qui nel mio HD Intenso. Ah, quasi dimenticavo: la canzone dei titoli di coda
www.youtube.com/watch?v=DB-PVwRpXM0
Hasta pronto.

Thursday 1 April 2010

Che dire? Non tutti i mali vengono per nuocere. Che poi di male non si tratta ma solo di tempo a disposizione in quanto mi trovo su un'isola artificiale nel mezzo del Mar Caspio settentrionale e tra un'oretta (ora sono le h14:30) avro' il volo in elicottero per tornae a terra.
La scocciatura e' in realta' stata stamattina quando mi sono passati a prendere alle 7 in albergo. La mia Azienda ha deciso che i suoi dipendenti devono essere in anticipo quando si parla di volare. Quindi, sia che si voli per lavoro sia che si voli a casa per ferie, se ti passa a prendere un autista "aziendale" la cosa avviene di solito 2 ore prima dell'effettiva partenza.
E cosi' e' stato anche stamattina (in effetti 2 ore di anticipo sono per i voli in aereo; in elicottero solo 1 ora e mezza... o mezzo?).
La visita all'isola, che ha per nome l'originalissimo "Isola A", e' servita per fare un inventario di tutte le fonti inquinanti presenti, quindi scarichi, impianti di depurazione, desalinizzatore... non sto qui a tediarvi perche' lo sono gia abbastanza io dopo una mattinata intera + la prima ora dopo pranzo a sentire persone che parlano in russo tra di loro... E IO IL RUSSO NEANCHE LO PARLO!!
Comuqnue sono qui, aspettando il volo, in tv c'e' la replica di Arsenal-Barcelona (Champions, credo, ma il calcio non e' il mio forte) e casco dal sonno.
Devo trovare qualcosa a cui dedicarmi, che almeno mi dia uno stimolo. Non per adesso ma per passare le giornate kazake intendo. Sento il bisogno di fare un corso a distanza, di imparare qualcosa di nuovo e che mi sara' utile per la mia carriera. Ho la necesstita' di applicarmi con metodo in qualcosa, e vedere che ci riesco, e ho bisogno di sentirmi "crescere" professioanlemnte perche' quello che e' certo e' che questo lavoro mi impoverisce.
Forse potrei iniziare con un semplice corso avanzato di inglese, o un corso di russo (che male non farebbe) o di tedesco (non si sa mai). Oppure un corso di Environmental Impact / Risk Assessment. Sto anche pensando ad un corso a distanza (quelli via web, in cui ti danno i moduli, tu studi e quando sei pronto dai l'esame, tutto a distanza).

Una cosa che ho sempre voluto scrivere in questo blog, a parte quella volta in cui ho sognato che Luciano Ligabue, che in realta' era mio zio, cantava "Pink" degli Aerosmith a bordo di una Porsche rosa e io ero il passeggero, o di quell'altra volta in cui ho sognato di andare in una galleria d'arte ad Ancona, a comprare un quadro di qualche artista famoso (che ovviamente non esiste), famoso per le sue opere tra il surrealista e il pop, ma poi una volta nel negozio il negoziante ci ripensa e dice che l'opera da me scelta non voleva venderla piu' e se la teneva per lui... beh, a parte questi due sogni che ormai non raccontero' piu' in dettaglio perche' li ho gia anticipati, ho sempre voluto fare una lista delle differnza che ho riscontrato in alcuni modi di dire italiani ed inglesi.
L'idea mi e' venuta leggendo The shadow of the wind (L'ombra del vento) di Zafon, dove mi ha colpito il modo in cui gli inglesi dicono "penombra". Cio' che in italiano rendiamo bene con "penombra" (che non so nanche se si scriva cosi') in inglese e' "half light": esattamente l'opposto. Ho notato la stessa opposizione anche in pittura. In italiano c'e' una "natura morta", in inglese "still life". E' incledibile! E' come se mentre per gli italiani il bicchiere sia sempre mezzo vuoto per gli anglofoni sia mezzo pieno.
Una porta in italiano e' "socchiusa", in inglese e' slightly open (o ajar che ha lo stesso significato). Ma quella che preferisco e' "sbagliando si impara" che in inglese diventa you live, you learn, letteralmente "vivendo (o "facendo") si impara".

Mentre una cosa ridicola che ho trovato nella lingua inglese e' il modo semplicistico con cui si riferiscono agli organismi che vivono nel mare. Per loro tutto e' pesce. Starfish, la stella di mare; cattlefish/cuttlefish, la seppia; shellfish, molluschi (bivalvi, gasteropodi... e anche crostacei. Mischiano giu tutto. Bivalvi, crostacei e gasteropodi, tutti shellfish!); jellyfish, la medusa.
Nulla di tutto cio' in realta' e' pesce!